5.9.16

TRIVELLE FUORILEGGE NEL MEZZOGIORNO D’TALIA





 di Gianni Lannes
 

Grazie anche all’ineletto governo Renzi è stata spianata la strada per collassare tutto il Sud dello Stivale, mentre i rifiuti radioattivi - come ben sanno le autorità statali ma non le popolazioni locali - sono stati interrati addirittura nei pozzi dismessi o esauriti. Non è tutto. I petrolieri stranieri ora chiedono di trivellare 145 comuni tra Sannio, Irpinia, Molise e Daunia. L'unico diritto che hanno attualmente gli italiani, specie i meridionali, è crepare o pagare tasse inique senza fiatare.

Sarà anche vero che il "Progetto Nusco" (698,50 chilometri quadrati complessivi, di cui 696 in provincia di Avellino), interessa solo per 2,50 chilometri quadrati la provincia di Benevento, ma al contempo può essere un precedente pericoloso per il prosieguo anche degli altri deleteri progetti che tengono il Sannio con il fiato sospeso: ‘Case Capozzi’ 423,70 i chilometri quadratida trivellare e ‘Pietra Spaccata’ dove i chilometri quadrati sono 333,30. 

Va sempre avanti inoltre il "progetto Santacroce" dell’azienda palermitana Irmino Srl, un piano mastodontico, su cui vige il silenzio più assoluto; sarebbero infatti 745,60 i chilometri quadrati sottoposti alle prospezioni suddivisi in Campania 104,4 kmq e Molise 641,2 kmq, su un territorio che va da Ripamolisani e Matrice in provincia di Campobasso fino a Morcone, Sassinoro, Santa Croce del Sannio e Castelpagano in provincia di Benevento. 
 
Peraltro, la Regione Campania, ha inserito nel Piano di Bonifica regionale i siti interessati dai pozzi trivellati dagli anni 60 fin agli anni 90 e in più ha vietato qualsiasi tipo di coltivazione a scopo antropico nel raggio di 1 chilometro dai pozzi scavati. Che tipo di disastro ambientale ha provocato l’Eni al territorio di San Marco dei Cavoti”.

Tutto parte dalle dichiarazioni di Schiavone (pentito del clan dei Casalesi) che fa riferimento a come “fino al 1991-1992 scaricavamo dalla zona di Latina fino a Benevento” (pag.25 delle dichiarazioni desecretate) mentre a pagina 20 si denota come la ‘zona d’influenza ad est’ si estendesse da “tutto il Matese fino alla zona di Benevento”. Fu dopo queste dichiarazioni che l’Arpa Molise decise di effettuare degli accertamenti sulla qualità dell’ambiente nel comune di Cercemaggiore ex pozzo petrolifero - ex Montedison - S. Croce I loc. Capoiaccio. Il primo sopralluogo venne effettuato il 15 gennaio del 2014 e vennero effettuate delle “misurazioni in specifici punti sul valore della radioattività (gamma) ed il confronto dei dati col fondo naturale”. Il secondo sopralluogo avvenne nei giorni 17 e 21 gennaio 2014 e vennero effettuate “ulteriori indagini finalizzate alla corretta individuazione dell’area ed alla identificazione di possibili fonti di contaminazione, attraverso misurazioni estese della radioattività (gamma)”. Il terzo sopralluogo avvenne il 13 ed il 18 febbraio 2014 e venne eseguita la “misurazione in situ di tipo spettrometrico per la individuazione del tipo di elementi radioattivi”. L’ultimo fu eseguito il 26 marzo 2014 e vide “ l’ulteriore verifica sulla presenza di radioattività anomala in aree attigue e non precedentemente indagate”. Come si evince dall’incartamento dell’Arpa Molise i risultati furono: “le indagini finora condotte hanno permesso di stabilire una diffusa presenza su determinate aree di una radioattività (gamma) superiore anche di 10 volte il valore di fondo, assumendo quale valore di fondo quello dosimetrico di circa 50 nSv/h. Le aree sono state perimetrale ed esse corrispondono ai seguenti parametri: l’intero complesso ‘Santa Croce 001’, interessato dalle radioattività di estrazioni petrolifere ha un’estensione 2.5 ha. Dall’esame cartografico e dalle ortofoto storiche si è potuto evincere che sull’area insistevano, in origine, ovvero durante la fase produttiva, elementi impiantistici tra cui serbatoi e vasche destinate alla decantazione delle acque di estrazione, per la successiva reiniezione nei pozzi di estrazione”. Poi continua: «Da un’analisi della documentazione in possesso di questa Agenzia si è potuto inoltre stabilire che in tali vasche venivano trattate anche le acque di estrazione provenienti da altri pozzi insistenti sul territorio di Cercemaggiore ed inoltre anche quelle provenienti da altri pozzi extra-regionali(Basilicata). Nello specifico so è potuto stabilire che una porzione di territorio sostanzialmente in prossimità delle vasche e della misura di 0.5 ha è interessata dai citati valori abnormi di radiazioni(gamma). Tale rilievo ha indotto il Sindaco, su sollecitazione di questo Dipartimento, a circoscrivere l’area con la collocazioni di avvisi di “rischio radioattivo». Nelle considerazioni il riferimento ai pozzi scavati negli anni ’70-’80 è palese, e sono riconducibili ad esse dunque tali presenze di radioattività perchè - si legge - «Normalmente, i processi usati per estrarre petrolio e gas generano scarti radioattivi in differenti forme».  



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